SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La consigliera del Gruppo Misto Rosaria Falco interviene sulle dichiarazioni del dirigente della clinica privata Stella Maris, Simone Ferraioli.
«Mi stupisce – afferma la Falco – che la dirigenza della clinica privata Stella Maris mi accusi di aver “puntato il dito” contro questa importante realtà sanitaria ed imprenditoriale della nostra città, addebitandomi di aver affermato che non andrebbero tutelati i livelli occupazionali della stessa.
Il privato non è assolutamente accusato né chiamato a difendersi per fatti e decisioni addebitabili e contestati esclusivamente alla Giunta regionale ed al contenuto della delibera n. 978/2019.
Mai mi sognerei di stigmatizzare la tutela di posti di lavoro e l’operatività di una realtà di grande valenza per il territorio, il mio appunto era rivolto con tutta evidenza a chi ci amministra e governa, decidendo cosa sovvenzionare e sostenere e cosa tagliare, e sulla discrepanza nel trattamento tra i dipendenti pubblici e quelli privati.
È infatti noto che anche l’impiego pubblico, soprattutto in campo sanitario, stia vivendo una “situazione depressa a livello economico”, e in campo privato non si può che lodare gli imprenditori coraggiosi che, con l’aiuto delle garanzie pubbliche e delle sagge decisioni del Tribunale Fallimentare, hanno mantenuto gli impegni assunti ed i posti di lavoro.
Il mio appunto era rivolto alla Regione, che sembra aver dimenticato il suo obiettivo prioritario di tutela del Servizio Sanitario pubblico e della sua efficienza, oltre che il dovere di tutela dei dipendenti, i quali, come abbiamo potuto ben constatare dalla recentissima protesta del corpo infermieristico, lavorano sotto organico e in condizioni davvero critiche.
Appare purtroppo evidente la disparità di trattamento e di tutela tra il pubblico ed il privato, e, nell’ambito della sanità pubblica regionale, fermi i limiti, in parte derogati, imposti dalla legge statale alle assunzioni, lo squilibrio nell’assegnazione di personale ospedaliero alla nostra Area Vasta rispetto alle altre.
Questo mette a rischio la salute e la sicurezza dei pazienti, che devono avere uguale valore e tutela, sia che siano ricoverati in ospedale che in una clinica privata, e dunque meritano la medesima sicurezza. Così come i dipendenti meritano le medesime idonee condizioni di lavoro, che l’Ente pubblico Regione ha il dovere di assicurare, e che riveste lo stesso “valore sociale”.
La questione delle somme aggiuntive attribuite alla clinica nel triennio 2019-2021 ha in realtà una motivazione più complessa e difficilmente affrontabile in un comunicato stampa: dalle spiegazioni del dott. Ferraioli, con la infelice formulazione della delibera, la Regione definisce impropriamente come un contributo speciale aggiuntivo per la clinica (“risorse aggiuntive”), una somma che in realtà va a costituire il budget a garanzia del fatturato e dell’adempimento delle obbligazioni assunte in sede di concordato fallimentare.
Si tratta in ogni caso di risorse che, ove in esubero a fine esercizio, non andranno restituite ma impiegate a tutela dei livelli occupazionali: benissimo, nulla da eccepire, ma, torniamo a dire, il servizio pubblico che perde i pezzi, che non vengono sostituiti da anni, non andrebbe ugualmente tutelato?
Altro delicatissimo discorso è quello relativo ai pazienti presi in carico dalla clinica e provenienti dal Pronto Soccorso dell’ospedale: la Falco non ha affatto dimenticato, né ignora, che dopo la stabilizzazione i pazienti vengono inviati per il ricovero “secondo la disponibilità e tipologia” che occorrono, per la presa in carico da parte delle cliniche private convenzionate in caso di assenza di posti letto, come indicato a pagina 6, Allegato A, della DGR n. 978/2019 del 5 agosto 2019. E fin qui nessun problema.
Però a pagina 5 dello stesso Allegato, al punto 3, “Modalità di accesso all’attività di ricovero per acuti”, si parla anche di qualcosa di molto diverso: “Nel caso di paziente che, senza essere transitato da Pronto Soccorso o dal medico di medicina generale o specialista dipendente o convenzionato del SSN, si presenti ad una Casa di Cura privata in condizioni cliniche che non consentano il rinvio al Pronto Soccorso, lo stesso deve essere messo in condizioni di sicurezza, attraverso una stabilizzazione, e quindi la struttura privata potrà procedere al successivo trasferimento presso una struttura pubblica”.
In questo caso il PS non c’entra nulla, ma non si comprende chi tratterebbe il paziente nella clinica privata, chi farebbe attività di pronto soccorso e con quali mezzi e strutture: infatti la differenza sostanziale rispetto alla precedente situazione è che il paziente, anche in condizioni critiche, potrebbe fermarsi in clinica, la quale dovrebbe curarlo e stabilizzarlo anche in urgenza, altrimenti incorrendo in una omissione di soccorso: tale allarmante formulazione riteniamo sia da intendersi per forza di cose come un gravissimo errore espressivo e concettuale della delibera, che andrebbe in tal senso immediatamente rettificata.
Non ce ne voglia il dott. Ferraioli, ha tutta la nostra stima per la proficua e pregevolissima attività della casa di cura che dirige, ma è dalla Regione – conclude la Falco – che ci aspetteremmo lumi, su decisioni che causano confusione, squilibrio, disparità e persino pericolo, a fronte di tagli continui di risorse, di personale e di efficienza operativa».