SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Porto d’Ascoli torna all’antico, si beve acqua del pozzo». Si autodefinisce “un portodascolano, prima di tutto, e poi segretario del circolo Pd Primo Gregori”: è Claudio Benigni. Interviene sulla crisi idrica e, soprattutto, sulle lacune di comunicazione della Ciip e della politica. Insomma, a Porto d’Ascoli l’acqua potabile è mischiata con l’acqua potabilizzata dei pozzi di Fosso dei Galli, ma la popolazione era ignara. Perché nessuno ha informato i cittadini che nelle case arriva l’acqua dei Sibillini mischiata con quella dei pozzi?

 

Dice Benigni: «Sappiamo bene che a causa della perdurante crisi idrica, la Ciip ha deciso di sospendere l’erogazione notturna dell’acqua in quasi tutto il territorio provinciale da gennaio ad aprile. Nel contempo, la CIIP ha “annunciato” investimenti straordinari per la realizzazione di un nuovo e avveniristico impianto idrico antisismica.

 

Ciò tuttavia, per quanto sia chiaro che le responsabilità di questa situazione sono addebitabili in toto a dei fenomeni eccezionali quali la siccità ed il sisma, non si possono nascondere delle perplessità sull’iter gestionale, che trapela non solo difficoltà di programmazione ma anche preoccupanti ritardi.

 

Tradotto in soldoni, non si capisce la ragione per cui i cittadini di Porto d’Ascoli da tanto troppo tempo, a prescindere dal razionamento, debbano ancora essere costretti a bere un’acqua che a parte le sue quantomeno mutate caratteristiche organolettiche, è oggettivamente non bevibile».

 

Continua Benigni: «Un sapore poco piacevole (la presenza di ferro e cloro, la lamentatela più diffusa sui social) che nella migliore delle ipotesi ha obbligato gli utenti a doversi recare presso le fontane dei comuni limitrofi e nella peggiore a dover pagare due volte: per lavarsi e per l’uso alimentare, comprando acqua imbottigliata.

 

In definitiva, un disagio palese ma anche e soprattutto un danno economico, perpetrato per mesi alle spalle di migliaia di ignari cittadini, nella più totale indifferenza delle istituzioni. Se si considera poi l’imminenza della stagione estiva e l’assenza di rassicurazioni per quanto riguarda l’apertura dei nuovi impianti di captazione, le preoccupazioni non possono che crescere».

 

Ancora Benigni: «Ma la cosa che sta oltremodo indignando la cittadinanza, è “l’esplosione di ovvietà” con cui nei giorni trascorsi “esperti” di varia estrazione, su quotidiani e social hanno spiegato che l’acqua anche se sa di varechina o di ferro, è di fatto “buonissima”.

 

Perché è buonissima? Perché le fragranze da pozzo e le sostanze chimiche introdotte, non solo rispettano i limiti di tolleranza con tanto di analisi postate su Faceboock e dunque preservano la nostra salute, ma sono le stesse che tutte le grandi città mischiano all’acqua».

 

Insiste Benigni: «La morale è che noi portodascolani, affetti dalla ‘Sindrome del Gusto Sconnesso”, non solo staremmo denunciando senza motivi che l’acqua è disgustosa pur essendo buonissima, ma che saremmo anche dei provincialotti. “Ma mi faccia il piacere!”, diceva il grande Totò.

 

I cittadini sambenedettesi per pari dignità con le altre realtà del piceno, pretendono che l’acqua “pagata” sia di sapore buono oltre che potabile, e rivendicano con forza il diritto di poter scegliere se bere acqua addizionata a sostanze chimiche o meno».

 

Benigni scrive al sindaco Pasqualino Piunti: «Sindaco Piunti, visto che, ruota panoramica a parte, non è riuscito a dare concretezza a nessuna delle promesse elettorali, devo dirle che questa volta ho apprezzato il fatto che Lei da Sindaco e Socio Ciip, abbia deciso finalmente di rompere il suo silenzio assordante per difendere un bene primario qual è l’acqua (LEGGI QUI).

 

È arrivato con un ritardo di mesi (meglio che mai si dirà) ma ora non si fermi alla mera potabilità. Venga a Porto d’Ascoli se conosce la strada, la beva e ci dica se è di suo gradimento.
E poi provi anche a domandarsi come mai l’Ente erogatore non si degna nemmeno di avvisare la cittadinanza allorquando attiva gli impianti di soccorso, con tutti i suoi conseguenti effetti negativi».

 

Conclude Benigni: «Sindaco, non voglio credere alla storiella che il trattamento privilegiato riservato al sindaco Castelli non viene esteso al cugino di secondo grado della riviera, ma le posso garantire che noi di Porto d’Ascoli non ci stiamo ad essere considerati cittadini di serie B. Con Lei o senza di Lei quei cittadini, non resteranno con le mani in mano, riservandosi tutte le azioni di autotutela possibili».

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