SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo la conferenza stampa ad Ancona sul bando per le nuove case popolari nelle Marche (LEGGI QUI), arriva la replica di Daniele Primavera, Unione Inquilini San Benedetto del Tronto.
Dice Primavera: «Da anni, lo sapete, cerco di seguire la questione “case popolari”, che interessa oltre 200 famiglie nel solo Comune di San Benedetto. Nei giorni scorsi la Regione ha presentato in pompa magna la disponibilità di “ben” 8 milioni di euro per le case popolari, e ha parlato di “riduzione delle graduatorie”.
Ora, chiunque conosca anche un minimo la situazione dell’edilizia pubblica si rende conto che spalmare 8 milioni di euro su un territorio di un milione e mezzo di abitanti sia, grosso modo, come dare a mangiare un gamberetto a una balena. Già a un primo calcolo approssimativo 8 milioni di euro corrispondono, al massimo, a 60 appartamenti da 133.000 euro. Il che, fatte le dovute proporzioni, avrebbe portato (al massimo) a 2 appartamenti a San Benedetto che, come sapete, ha una “coda” di 200 domande. Già così parlare di “riduzione dell’attesa” è una clamorosa presa in giro, a meno che gli 8 milioni anziché una tantum non s’intendano al mese e per i prossimi 10 anni.
Adesso vedo, però, che è finalmente stato pubblicato il bando corrispondente. Chi volesse lo può trovare nel link in coda.
Le cose, come quasi sempre accade, stanno persino sotto le mie già basse aspettative. Pare infatti che la Regione Marche abbia ripartito i fondi sulla base della demografia delle singole province anziché sulla base dell’esigenza effettiva, quindi prevede per la provincia di Ascoli soltanto 1 milione di euro, benché la situazione in provincia sia peggiore che, ad esempio, nel nord delle Marche. Un solo esempio: Pesaro, il cui territorio è assai più ricco del nostro, ha il doppio degli abitanti di San Benedetto ma solo il 20% dei richiedenti in più.
Comunque, veniamo ai soldi. Il milione di euro previsto per la Provincia di Ascoli è diviso in due: metà per i comuni del cratere sismico 2016 (scelta alquanto discutibile: i comuni del cratere dovrebbero velocizzare la ricostruzione, non fare le case popolari, tanto più che sono comuni montani che hanno molte più case che abitanti) e l’altra metà per i comuni che non ricadono. Quindi 568.000 euro per Acquaviva Picena, Carassai, Cupra Marittima, Grottammare; Massignano, Monsanpolo del Tronto; Montefiore dell’Aso; Monteprandone, Ripatransone; San Benedetto del Tronto; Spinetoli.
Ci si potrebbe aspettare che qualcosa arrivi anche a San Benedetto. Sarebbe comunque poco, perché parliamo di 500.000 euro, che sono al massimo 4 mini appartamenti in svendita. E invece no, perché l’unico criterio segnalato nel bando è “l’offerta economica più vantaggiosa”. Quindi nella stessa gara potrà partecipare, ad esempio, l’invenduto di Monteprandone. Siccome è noto che i prezzi di Monteprandone sono nettamente più bassi di quelli sambenedettesi ecco che con ogni probabilità il beneficio per i richiedenti sambenedettesi (che in ogni caso non poteva essere che residuale) sarà zero.
Ancora una volta si assiste a una programmazione miope, del tutto slegata da criteri di bisogno, e a investimenti che – come riconosce lo stesso Ceriscioli nell’articolo linkato in fondo – hanno come unico obiettivo quello di dare i soldi alle imprese che hanno gli investimenti bloccati, e non certo quello di risolvere i problemi dei cittadini in difficoltà. Per usare le sue parole: “L’impresa si libera di un immobile che pesava sui bilanci della propria attività, può quindi ripartire e la banca ha la possibilità di rimettere nel circolo produttivo le risorse recuperate.
Più che “Case Popolari” le chiamerei “case aziendali” o “case bancarie”».
BANDO:
https://cloud.erapmarche.it/owncloud/index.php/s/4ptqmj2fLrSHBx2#pdfviewer
Primavera hai fatto centro,
ci sono da utilizzare per la giusta causa di edilizia residenziale pubblica i tremilioni e mezzo di cui di parla come provenienti dalla monetizzazione zona Remer.
Vorrebbero spenderli ancora per il futile mentre esistono necessita impellenti assolutamente più importanti quale l’edilizia residenziale.
Siccome hanno preferito monetizzare per la cifra di 3,65 milioni pur di non avere vicini residenti “popolari” che avrebbero sminuito la nobiltà dell’intervento,bene i proventi vadano proprio usati per le finalità che la legge prevedeva ossia aumento di volume,varianti urbanistiche ma con cessione di residenze popolari.
E’ una battaglia che vale la pena di avviare.
Siamo con te