SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Syria è caduta sul palco mentre stava cantando “Dove sta Zazà” (GUARDA IL VIDEO QUI). Era l’ultimo pezzo in scaletta dello spettacolo “Perché non canti più”, dedicato a Gabriella Ferri.
Sulle note finali del brano si è avvicinata al fronte del palco per salutare il pubblico, al quale ha poi iniziato a presentare i musicisti che l’accompagnavano nello show, in quel frangente ha fatto un passo indietro urtando un monitor ed è finita a gambe all’aria (nella foto l’artista si sta rialzando). Dalla platea si è levato un «oooh!» di preoccupazione.
Lei si è ripresa brillantemente dopo qualche istante di disorientamento, iniziando subito ad ironizzare sull’accaduto. I musicisti intanto erano andati in suo soccorso, ma non ce n’è stato bisogno. «Questo nella vita non mi era mai successo!», ha esclamato prima di riprendere “Dove sta Zazà” e cadendo ancora per gioco, per sdrammatizzare il capitombolo a cui hanno assistito poco meno di 300 persone per il decennale del Teatro Concordia.
Il concerto di Syria è infatti stato programmato dall’Amministrazione comunale per celebrare i dieci anni dalla riapertura del Teatro ed è stato inserito nel cartellone dei festeggiamenti del Patrono San Benedetto Martire. Lo hanno ricordato, prima dell’esibizione di Syria, l’assessore alla cultura Annalisa Ruggieri e il direttore dell’Amat Gilberto Santini.
Lo spettacolo. Un’ora e mezza del repertorio più significativo della cantante romana, intervallato da aneddoti e letture di pagine talvolta toccanti, talvolta autoironiche del diario della stessa Ferri. Decisivo l’apporto dei musicisti: un ottimo chitarrista e un eccelso polistrumentista hanno dato slancio alla convincente performance di Syria.
Una ad una ha passato in rassegna “Rosamunda”, “Le Mantellate”, “Chitarra Romana”, “Sempre”, “Il Valzer della Toppa”. Durante l’esecuzione di “La Pansè” è scesa tra il pubblico con il quale ha interagito in maniera giocosa. E per finire il capitombolo su “Dove sta Zazà” sulle note della quale si è chiuso il sipario. E quando ancora il microfono non era chiuso si è udito un: «Ammazza che botta!». Appalusi sinceri del pubblico soddisfatto.