SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La vocazione turistica della Riviera impone un appeal da perseguire con scelte mirate e ponderate. Il lungomare così concepito assolve questa funzione? Il progetto che c’è è funzionale alla città? Può intercettare le esigenze promozionali e economiche quindi del territorio? Chiediamo all’archistar Vincenzo Acciarri: lei lo immaginava così?
Tamerici e pino marittimo. «Il lungomare ormai c’è: la sua riqualificazione è una cosa positiva, anche se io lo immaginavo pedonalizzato, e coreograficamente un contrappunto al panorama marino: elementi forti in sintonia, solo mare, sabbia e un prato verde. Per infoltire poi si poteva giocare con le essenze autoctone, nello specifico tamerici e pino marittimo, non mi perderei in grigiori inutili».
Da viale Buozzi al molo sud. «Quello che può rilanciare la città e fare la differenza è la riqualificazione della preziosa area a est della rotonda Giorgini: da viale Buozzi all’ex galoppatoio e a sud fino al molo sud, sfruttata finora per destinazioni occasionali: è la zona che se giocata bene può dare quello slancio di fascino e fruibilità dell’area».
Un concorso di idee. «Infatti la zona della darsena fino alla Palazzina Azzurra può portare il più grande sviluppo della città che può avvenire solo con una progettualità importante. Come? Con un concorso internazionale di idee, anche a inviti, che può costare dai 200.000 ai 350.000 euro se si richiamano i più grandi studi, con una eco internazionale di prestigio per tutta la Riviera. Se non si ha quel budget si può ricorrere a un concorso per giovani under 40 con costi ridottissimi, ma la priorità resta il restyling del water front, il fronte della città verso il mare: lo hanno fatto a Salerno, prima a Barcellona, lo stanno facendo le città emiliane».
Viale delle Tamerici. «Pensare e sviluppare un’idea per quell’area e di fondamentale interesse per la città: avevo suggerito di eliminare la strada che gira intorno al molo sud facendo una galleria che la colleghi con la via del mercatino estivo serale. Si, un tunnel, oggi con le attuali tecnologie fa ridere realizzarlo: in certe città i tunnel passano sotto al mare, ancorare un tunnel senza interruzioni della viabilità, che ti porta direttamente al mare, anche inserendo acquari o soluzioni suggestive per la visione paesaggistica poteva essere una proposta sensata. In generale è importante avere un’idea, quella è l’area su cui vale la pena di investire, bisogna volare alto, con un concorso che richiami l’attenzione su San Benedetto: 200.000 sono niente per un investimento dal ritorno milionario. La prima cosa: ci devi pensare e credere; finché si discute di buttare giù il muro ovest o portare su la tribuna sud o nord del Ballarin, la scala degli interventi è molto limitata».
Ripartire da Onorati. «Un altro spunto importante, sempre nell’ottica di ricollegare la città al mare, sono i sottopassi pedonali in certe vie, come previsto dai primi piani regolatori di Onorati nel 1945, di Montuori nel ‘60. Lungo via Piemonte, alcuni tratti di strada vanno a finire contro le Ferrovie, e una parte della città è scollegata: si deve prendere via Mazzocchi oppure via Abruzzi. Non si può concepire che i varchi per il mare siano a 750 metri senza altri collegamenti».
Da via Gino Moretti al mare con un tunnel. «Io avevo proposto il prolungamento di via Gino Moretti, facendo un sottopasso ciclopedonale all’altezza della Palazzina Azzurra, si dimezza la distanza accedendo da viale De Gasperi e dalla parte nord della città, che verrebbero direttamente collegate al mare. Un lungomare che si può raggiungere ogni 750 metri è poco utile alla città. Non parlo tanto di sottopassi automobilistici, ma ciclopedonali larghi 3 metri e alti 2,50».
Il front water. «Per cercare di dare nuovo respiro alla Riviera, occorre sistemare la zona del front water e cercare gli sbocchi verso il mare, seguendo spunti di anni in cui la zona sud ancora non esisteva. Ma il problema, evidentemente era già stato ponderato e risolto».