SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Moby Prince, si diradano le nebbie sulla strage impunita. La più grande strage della Repubblica Italiana? Un caso torbido, fatto di silenzi e insabbiamenti. Di soccorsi che non arrivarono mentre il traghetto andava a fuoco a poche miglia dal porto di Livorno.
Ma ora le indagini sono riaperte grazie al lavoro della commissione parlamentare e alla ricerca di Francesco Sanna e Gabriele Bardazza, autori del libro “Il caso Moby Prince, la strage impunita”, presentato questa mattina al Circolo Mare Bunazz.
Tra i 140 morti del 10 aprile 1991 c’era il macchinista sambenedettese Sergio Rosetti. L’appuntamento è infatti stato curato dal figlio Nicola che attende, oltre alla verità, che il Comune dedichi una strada al padre, come deliberato dal Consiglio comunale.
E’ emersa una verità molto diversa da quella sulla quale si basarono i processi. Una verità sconvolgente, raccontata dagli autori del volume e dalla senatrice Sara Paglini, promotrice della commissione d’inchiesta sul Moby Prince.
Vediamo un passaggio del racconto di Francesco Sanna. «Il Moby Prince può aver centrato, prima, una nave cargo che stava portando sulla nostra petroliera della roba che non ci doveva andare? della roba andata un po’ a fuoco alle 22.15, che ha generato un black out voluto sulla petroliera, visto da tutti i testimoni. E quella nuvola biancastra magari è quello che ci dicono i due consulenti della Procura dal 2009, cioè vapore acqueo prodotto dall’impianto caldaia della petroliera per fermare la visione di quello che succedeva e consentire a una nave spenta, accanto, e alle altre di togliersi di mezzo?
E se sentite l’audio di quella notte torna tutto: c’è questa pre-collisione, poi c’è una seconda collisione subito dopo, perché era attaccata con la cisterna 7 dell’Agip dove c’era del prodotto? Ma a Livorno non c’è stato uno chalet che ha detto che c’era il catrame, non c’è stata un’imbarcazione che ha fatto richiesta risarcimento danni per il catrame o il crude oil perso dalla petroliera.
Sarà che dentro alla cisterna c’era qualcos’altro? Non vorremmo mai che una petroliera “nostra” fosse usata come stoccaggio per portare in giro roba che forse con noi non ci doveva entrare per niente. Non vorremmo mai, ma forse è stato così? E allora tutto diventa sensato: il comandante della petroliera che si vuole far trovare ma non dà le coordinate. Deve prendere tempo, deve fare in modo che i soccorsi non arrivino subito perché ci sono delle imbarcazioni che devono lasciare la scena?».
Sanna spiega che su un canale di comunicazione marino in quelle ore si sentono impartire indicazioni a navi americane.
«Sono alleati, dovrebbero venire a salvarci. Invece no», ancora Sanna. «Gli americani di queste imbarcazioni lasciano la scena non dicendo a nessuno che è coinvolto un traghetto. In quel momento nessuno sa ufficialmente che è coinvolto il traghetto e qualcuno, a parere mio, si è preoccupato del Moby Prince e il prodotto di quella preoccupazione cos’è stato? che 140 persone sono morte, sono state lasciate morire davanti al porto di Livorno, in attesa di un soccorso che non è mai arrivato, che non sono riuscite ad uscire».
«Ma sarà mica – s’interroga Sanna – la più grande strage della storia repubblicana? sarà mica che c’entra qualcosa il nostro alleato e c’entra qualcosa la Snam? Ma sarà mica che per proteggere una roba del genere hanno fatto morire 140 persone? Lo pongo in termini interrogativi».
Nuove indagini. «La Procura oggi sta lavorando in questa direzione, ha tutto il materiale, ha tutta la mia disponibilità e la mia fiducia che gli ho dato e continuo a dargli perché se c’è uno che ha la schiena dritta è a Livorno è il procuratore Ettore Squillace, oltre alla sostituta Sabrina Carmazzi che non hanno paura di procedere con un’indagine per strage».
La presentazione del libro è stata moderata dalla giornalista Stefania Sernio. Ha partecipato Loris Rispoli, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del Moby Prince. E’ intervenuto il consigliere della Regione Marche Fabio Urbinati. In rappresentanza del Comune di San Benedetto il capogruppo di FdI Gianni Balloni.
IL LIBRO “Il caso Moby Prince, la strage impunita”. Francesco Sanna e Gabriele Bardazza in questo libro, ricostruiscono ciò che avvenne 28 anni fa, il 10 aprile 1991, a poche miglia dal porto di Livorno, quando un traghetto passeggeri, il Moby Prince, speronò la petroliera Agip Abruzzo della compagnia statale Snam ferma all’ancora. La collisione scatenò un incendio in cui morirono 140 persone.
Fu la più grande tragedia della marineria civile italiana dal dopoguerra, dove la principale indagata per anni restò la nebbia e non ci fu soccorso per quelle 140 persone perché fu stabilito che morirono tutte dopo pochi minuti dalla collisione. Caso chiuso.
Questo libro è la storia di un riscatto, dove con documenti e testimonianze viene ricostruito ciò che avvenne quella notte. Un ennesimo giallo italiano, arrivato, forse, ad un punto di svolta grazie al lavoro della commissione d’inchiesta che nel 2017 ha rivelato importanti particolari sulle cause del disastro.