SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sole e mare, e la musica? Fermo ha appena concluso il Bababoom festival e si prepara al Jova Beach Party. Solo a un quarto d’ora procedendo verso nord sul litorale si trovano festival e iniziative culturali di rilievo, dal teatro alla musica, dal cinema all’aperto ai reading letterali.
San Benedetto si affida al sole e al mare, e a eventi di grido. I concerti di Calcutta e dei Subsonica? Molti rimpiangono il Maremoto festival, musica free a un passo dalla spiaggia che animava il centro e il lungomare e li riempiva di giovani per una settimana. Cosa ne pensa Paolo Miti, storico organizzatore degli eventi in riviera, tra cui il Maremoto?
La prima riflessione. «Innanzi tutto la cosa tragica è che 10 anni fa la città era all’avanguardia nel settore, ci venivano da fuori per assistere a eventi come il Maremoto e il PalaNatale, che sono stati presi a modello anche dallo stesso Bababoom e da tanti festival locali: eravamo avanti e poi ci siamo fatti superare da chi ci ha preso come riferimento e poi ci ha creduto».
Seconda amara considerazione. «La mancanza di festival gratuiti ha inaridito la cultura della zona, che non sembra avere più interesse per questo tipo di intrattenimento: si preferisce organizzare concerti bellissimi ma a pagamento, che richiedono più risorse che il Maremoto, ma sono fine a sé stessi. Il Maremoto invece coinvolgeva il panorama artistico e culturale del posto, e lo strascico che lasciava andava a incidere sul tessuto socio-culturale locale, la gente era affezionata perché erano coinvolti i ragazzi della zona, l’indotto culturale era considerevole».
Ultima constatazione. «Nel fermano e nel maceratese c’è molto fermento per queste manifestazioni che qui abbiamo perso, e non sarà il concerto e o l’evento dell’ultimo momento pubblicizzato male a cambiare la realtà di impoverimento sociale: al di là della sagra, della festa della birra non c’è un progetto culturale. Prima c’era un progetto, si facevano crescere i gruppi e si richiamavano le band nazionali sul territorio».
L’analisi finale. «Il motivo per cui era giusto che l’amministrazioni partecipasse al finanziamento del Maremoto per esempio, erail valore culturale intrinseco alla manifestazione, altre cose private e fine se stesse possono essere lasciate al privato, non quelle che anno valenza culturale certificata: quelle non si reggono da sole, c’è differenza tra un concerto a pagamento e un festival gratuito».
Il bisogno di un’alternativa. «Parlano tanto dei disagi della movida molesta, ma oggi i ragazzi non hanno alternative: ogni settimana è un bollettino di guerra, a me in tanto tempo non è capitato mai un incidente».