SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Conti in rosso al Centro AgroAlimentare Piceno. A fine luglio si svolgerà l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2017, ma già il Movimento 5 Stelle sta spulciando tra i conti. Della questione si sta interessando il consigliere pentastellato della Regione Marche Peppino Giorgini.
«Ormai è una cosa certa: Molti rapaci accipitriformi – sbotta Giorgini – si aggirano da tempo con voli circolari sempre più radenti, sopra i resti del Centro Agroalimentare di Porto D’Ascoli, per spolpare quelle poche cose di buono che ancora sono rimaste. La mala politica, di natura trasversale, che da lustri ha le mani sull’intero territorio Piceno, ha agito sempre più da comitato di affari che da partito politico e in questi ultimi 20 anni ha lasciato un segno indelebile (come non ricordare la triste storia del Polo Energetico Piceno/Asteria) e che ancora non ha finito di lasciare il segno».
Continua Giorgini: «Per questo non ci sorprenderebbe il fatto che al Centro AgroAlimentare Piceno toccasse la stessa sorte. Questo sistema consolidato e discutibile prevede che una attività pubblica fiorente o potenzialmente tale (perciò appetibile) venga lentamente depauperata e spolpata fino a lasciarla boccheggiare e successivamente si diffonda all’opinione pubblica (tramite i media) che codesta attività sia in crisi e rappresenti quindi un peso per la collettività. Qui subentrano gli avvoltoi che, con l’appoggio dei comitati di affari, sperano che i beni più appetibili della società vengano ceduti a un costo ridicolo (anche per meno della metà del loro valore) a qualche capitano coraggioso il quale addirittura talvolta viene osannato come salvatore della patria, per la sua opera di salvataggio. Eppure il Centro AgroAlimentare Piceno è stato per anni l’unico Distretto organizzato fra le latitudini di Parma e Nocera Inferiore e, mentre in giro per l’Italia ci si organizzava per generare brand riconoscibili world-wide, da noi ci si adagiava sugli allori di una partenza sprintata ma che si andava esaurendo man mano che la spinta propulsiva iniziale andava scemando».
Ancora il consigliere dei 5 Stelle nelle Marche: «Le lotte intestine, più di matrice politica che gestionale, le occasioni di sviluppo mancate una dietro l’altra, l’assenza completa di qualsiasi pianificazione, stato di abbandono (voluto?) di cui sopra e, più o meno un anno fa, l’inizio della fine. Chi dobbiamo ringraziare per questo? Forse le varie nomine “puramente politiche” da dove già a suo tempo si poteva scorgere la mancanza anche di uno spicchio di competenze in materia? Oppure le scosse che hanno coinvolto i vertici della società con condanne passate in giudicato e da pesanti spese legali legate al contenzioso con l’EX Direttore Generale (con il quale non sembra a portata di mano ed in tempi brevi un accordo) che affossano definitivamente la società?».
Giorgini illustra l’esito dei primi dati raccolti, mettendo a confronto le spese della promozione con i rimborsi per le trasferte. Secondo il pentastellato le spese delle tasferte sono troppe, a confronto con quelle per la promozione. Ecco le cifre:
2015 – spese promozione e pubblicità= 4.488 €
2015 – spese rimborsi km amministratori= 3.287 €
2015 – spese di viaggio e trasferta= 4.294 €
2015 – costi/spese alberghi e ristoranti= 4.249 €
2016 – spese promozione e pubblicità= 2.740 €
2016 – spese rimborsi km amministratori= 10.756 €
2016 – spese di viaggio e trasferta= 20.202 €
2016 – costi/spese alberghi e ristoranti= 10.389 €
2017 – spese promozione e pubblicità= 1.557 € (spese fino al 31 luglio 2017)
2017 – spese rimborsi km amministratori= 6.329 € (spese fino al 31 luglio 2017)
2017 – spese di viaggio e trasferta= 8.872 € (spese fino al 31 luglio 2017)
2017 – costi/spese alberghi e ristoranti= 5.059 € (spese fino al 31 luglio 2017)
Tuona Giorgini: «Dalla relazione sul bilancio di esercizio al 31 dicembre 2017 (da dove abbiamo preso i dati sopra elencati) si evince un passivo di € 849.260 che in gran parte(crediamo) sia dovuto ai tanti contenziosi e al non recupero delle somme attinenti, oltre alle consistenti spese legali. Ora però dobbiamo essere chiari. Il Movimento 5 Stelle crede che il CAAP sia una risorsa per il territorio, per gli agricoltori, per le imprese del comparto ortofrutticolo, se tenuto lontano dalle mani della politica e ricondotto a una gestione oculata; si vuole comunque la dismissione dei suoi immobili? C’è qualcuno interessato all’acquisto? Si faccia una valutazione realistica attraverso una perizia fatta da soggetti indipendenti, assolutamente non collegati alla politica, poi si mettano a bando con una base d’asta consona».
«Il Movimento 5 Stelle non permetterà più agli avvoltoi che girano intorno a questo moribondo di papparsi il CAAP (!), visto e considerato che non è escluso il loro coinvolgimento, nel raggiungimento della situazione attuale. Presto avremo i dettagli di tutta la documentazione riguardanti consulenze bancarie e oneri collegati, la Procura delle Repubblica di Ascoli Piceno potrà finalmente fare un po’ di luce su questa oscura vicenda».