La pioggia congelata, comunemente nota come gelicidio, rappresenta un fenomeno meteorologico intrigante e, pur se raro, non così inconsueto. Comprendere il suo processo di formazione può aiutare a dare un’occhiata più approfondita a questo evento atmosferico particolare.
Gelicidio: di cosa si stratta
Iniziamo con il percorso tipico di un cristallo di neve. Inizialmente, la precipitazione inizia in alta quota sotto forma di neve. Man mano che il fiocco di neve scende, attraversa strati di aria più caldi, perdendo progressivamente quota. Quando raggiunge un’altitudine in cui la temperatura supera lo zero, il cristallo si scioglie, trasformandosi in gocce di pioggia. Fino a questo punto, il processo è abbastanza comune e si verifica in molte condizioni meteorologiche.
La particolarità del gelicidio emerge quando queste gocce di pioggia, formate da fiocchi di neve disciolti, continuano il loro viaggio verso il suolo e si ritrovano in un ambiente con temperature al di sotto dello zero. Ciò accade a causa delle inversioni termiche, un fenomeno comune in inverno, specialmente nelle vaste pianure e nelle conche dei fondovalle.
Il risultato di questa situazione è un’insidiosa forma di precipitazione: la pioggia congelata. Nonostante le temperature siano sottozero, la pioggia rimane sotto forma liquida mentre cade al suolo. Ma una volta a contatto con le superfici fredde, si solidifica, creando uno strato di ghiaccio noto come “vetrone”. Questo vetrone può depositarsi su strade, tetti delle automobili, alberi e qualsiasi altra superficie che incontri, rappresentando una minaccia per la sicurezza stradale e per i pedoni.
Quali sono le aree più colpite
Parlando delle aree più colpite da questo fenomeno meteorologico, è importante notare che il gelicidio è più probabile in regioni con condizioni favorevoli alle inversioni termiche, dove le sacche fredde possono rimanere intrappolate nei bassi strati atmosferici. Queste condizioni sono particolarmente evidenti nelle vallate alpine e appenniniche. In particolare, il basso Piemonte, l’Appennino ligure ed emiliano sono zone in cui il gelicidio può verificarsi più frequentemente, a causa delle caratteristiche topografiche che favoriscono la formazione di inversioni termiche.
Più raramente, episodi di gelicidio possono essere osservati anche nella Pianura Padana e, in misura ancora minore, nelle pianure interne del Centro. La comprensione di queste dinamiche meteorologiche e delle aree più suscettibili al gelicidio è importante per preparare le comunità a gestire in modo efficace gli impatti potenzialmente pericolosi di questo fenomeno atmosferico unico.