Pensioni: cambia tutto con la Quota 41 ma c’è il trucco che fa infuriare tutti | I veri numeri

Con Quota 41 potrebbe cambiare davvero tutto sul fronte delle pensioni ma non è detto che i cambiamenti vadano a favore dei lavoratori.

Quota 41 è al centro del dibattito tra Governo e sindacati. Questa misura di prepensionamento rischia di penalizzare milioni di contribuenti. Analizziamo la situazione nei dettagli.

Come funziona quota 41
Quota 41 rischia di non essere vantaggiosa Adriatico24ore.it

Governo e sindacati continuano a cercare la chiave di svolta per superare la legge Fornero che ha inchiodato il mondo del lavoro e contribuito ad aumentare la disoccupazione giovanile. Fissare l’età pensionabile a 67 anni, infatti, non agevola l’inserimento dei giovani nei luoghi di lavoro. L’unica vera possibilità sembra essere Quota 41 che, tuttavia, rischia di avere più contro che pro e, soprattutto, rischia di penalizzare milioni di lavoratori. Questa misura vedrà la luce nel 2024? Probabilmente no ma anche le alternative non soddisfano: le richieste per accedere alla pensione anticipata con Quota 103 sono sempre meno. Il rischio è di tornare alla legge Fornero per tutti.

Quota 41: ecco la verità da sapere assolutamente

Obiettivo del Governo Meloni e della Lega in primis e estendere a tutti i lavoratori Quota 41. Al momento, infatti, possono beneficiare di questa opzione di pensione anticipata solo pochissime categorie. Ma dietro Quota 41 si nasconde un trucco che farà infuriare molti contribuenti.

Pro e contro di quota 41
Assegni più bassi con Quota 41 Adriatico24ore.it

Quota 41 prevede la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ad oggi possono fruire di questa misura solo queste categorie:

  • Lavoratori precoci che hanno versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni;
  • Disabili con almeno il 74% di invalidità certificata;
  • Lavoratori addetti a mansioni usuranti.

Estendere a tutti i lavoratori Quota 41 comporterebbe per lo Stato una spesa di circa 5 miliardi di euro ogni anno. Ecco che, allora, ha già fatto capolino la proposta di ricalcolare tutti gli assegni pensionistici con il sistema contributivo. Applicando questo sistema di calcolo si è stimata una perdita di circa 300 euro al mese per ogni pensionato.

Ma non è tutto. Per raggiungere 41 anni di contributi prima di aver compiuto 67 anni – perché allora tanto vale tenersi la legge Fornero- una persona dovrebbe avere iniziato a lavorare molto giovane in modo regolare e continuativo. In pratica potrebbero beneficiare di Quota 41 solo coloro che hanno carriere lunghe e stabili come i dipendenti della Pubblica amministrazione. Che dire, invece, dei più svantaggiati che hanno carriere discontinue e lavori poco pagati? Costoro non arriveranno mai a raggiungere il requisito contributivo di 41 anni. Dunque Quota 41 non tutelerebbe i più fragili.

Per questa ragione sarebbe opportuno, accanto a Quota 41, pensare o mantenere altre misure di prepensionamento che ci sentano di smettere di lavorare prima dei 67 anni ma con un numero minore di anni di contributi. I sindacati si stanno battendo per rendere strutturali misure  di pensione anticipata come Opzione donna e Ape sociale che, invece, sono soggette ad eventuale rinnovo ogni anno. La partita a Palazzo  Chigi non è ancora finita, vedremo chi ne uscirà vincitore.

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