SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ex Poru Areamare. Dopo l’assemblea nel quartiere Sentina con gli assessori Andrea Assenti e Andrea Traini, si è riacceso il dibattito sull’urbanistica. L’esponente di Liberi e Uguali Giorgio Mancini contesta le asserzioni di Assenti, immortalate in un video di Adriatico 24 Ore (LEGGI QUI).
«Qui non è cemento su verde è cemento su discoteca». Questa dichiarazione di Assenti ha innescato la replica puntuale di Mancini.
«Detto dei 2 terreni di proprietà della Areamare è un azzardo», tuona Mancini. «Come si può con una variante al Prg vigente – insiste – cambiare la destinazione d’uso di un’area da discoteca a residenziale ed anche, eventualmente, aumentare i volumi così si può, sempre con una variante eliminare totalmente quella destinazione e quei volumi.
Visto che il vice sindaco Assenti è anche un valente avvocato può benissimo approfondire ciò che dico ricercando 3 sentenze che riconoscono la natura del suolo e che quindi danno ragione a chi vuole togliere l’urbanizzabilità dai suoli liberi. La sentenza del Consiglio di Stato numero 6656 del 2012 ha affermato che non esiste una vocazione edificatoria dei suoli a meno che non vi sia già sopra una costruzione e non una promessa di costruzione. E quindi non basta un precedente piano a vincolare una variante urbanistica successiva come nel caso di un diritto acquisito, perché di acquisito non c’è nulla.
Poi in aiuto viene un’altra sentenza (numero 01568 del 2011 del TAR di Brescia confermata dal Consiglio di Stato sez. IV numero 4926 del 17.09.2012) che ha specificato che un’area agricola “assolve per sua essenza una funzione di equilibrio di tutto il territorio circostante garantendo l’equilibrio dei valori ambientali tra aree urbanizzate e aree naturali”. Tutte le aree agricole o comunque libere dall’edificazione non solo quelle che decide un piano, svolgono questa funzione fondamentale di equilibrio. La sentenza quindi tutela le funzioni naturali dell’area e non le promesse di edificabilità su carta.
L’edificabilità è un fatto in potenza, inattivo, che non fornisce un servizio come lo fornisce il suolo che non è quindi un agente amorfo. Questo concetto è evidenziato da una terza sentenza più recente la numero 2921 del 2016 del Consiglio di Stato che non ha avuto remore nel far capire che il PRG di Segrate la facesse molto semplice, volendo urbanizzare un’area agricola tra le ultime rimaste, affermando che erano “sostanzialmente prive di valore ambientale” e quanto la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) fosse lacunosa perché si era ben guardata dal considerare l’effetto ambientale complessivo delle trasformazioni proprio dei suoli agricoli, pur se in ambito urbano. Tutte sentenze – conclude Mancini – che negli ultimi anni stanno finalmente scalfendo l’intoccabilità delle decisioni urbanistiche preesistenti».