Un crescente allarme si diffonde al Sud a causa dei nuovi dati, suscitando apprensione tra gli italiani. Ciò solleva interrogativi su cosa stia accadendo nella regione.
Ogni anno la situazione peggiora, e nel lungo periodo il Sud si troverà a pagare un prezzo elevato a causa dello spopolamento in corso. Una recente indagine condotta da Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno rivela dati preoccupanti sulla popolazione del Sud, con un costante declino registrato di anno in anno. In un prossimo futuro, potrebbe verificarsi una diminuzione di ben 8 milioni di residenti nel Sud, rispetto agli attuali numeri.
Il rapporto, presentato a Roma in presenza del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, pone l’attenzione su una crescente incertezza riguardo al futuro del Paese, soprattutto per le regioni meridionali, che continuano a perdere popolazione. Questa tendenza coinvolge principalmente giovani e professionisti qualificati, i cui numeri, al contrario, stanno contribuendo ad arricchire il Nord e a ringiovanire il Settentrione.
Allarme al sud
L’indagine di Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno presenta dati impietosi per il Sud Italia, evidenziando un allarme per il futuro di una regione che sta cercando di recuperare terreno rispetto al Nord, ma che continua a guadagnare meno in confronto ai connazionali settentrionali.
Secondo lo studio presentato a Roma, il quadro delineato è apocalittico. Tra il 2002 e il 2021, infatti, ben 2,5 milioni di persone hanno abbandonato il Meridione per trasferirsi nel Centro-Nord. Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha perso complessivamente 1,1 milioni di residenti negli ultimi vent’anni.
Le migrazioni verso il Centro-Nord coinvolgono principalmente i giovani, che tra il 2002 e il 2021 hanno determinato un deflusso netto di 808 mila persone sotto i 35 anni, di cui 263 mila laureati.
Il futuro sembra essere ancor più problematico per il Sud Italia, poiché il rapporto Svimez stima che entro il 2080 la regione potrebbe subire una perdita di oltre 8 milioni di residenti, pari a poco meno dei due terzi del calo nazionale (-13 milioni). La popolazione del Sud, attualmente al 33,8% di quella italiana, si ridurrà al 25,8% nel 2080.
Con queste prospettive, il Sud Italia diventerà l’area più anziana del Paese nel 2080, con un’età media di 51,9 anni, rispetto ai 50,2 del Nord e ai 50,8 del Centro.
Quali sono le cause
La crescita occupazionale degli ultimi mesi al Sud è un fatto, ma confrontando i dati sui lavoratori precari del Nord e del Centro con quelli del Mezzogiorno, emergono chiare disparità. La vulnerabilità nel mercato del lavoro nel Sud rimane a livelli preoccupanti, con quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) impegnati a termine, in contrasto con il 14% nel Centro-Nord.
Il 23% dei lavoratori a termine nel Sud mantiene questo status per almeno cinque anni (l’8,4% nel Centro-Nord). Sebbene tra il 2020 e il 2022 sia diminuita la percentuale di contratti part-time involontari in tutto il Paese, il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord resta notevole: il 75,1% dei contratti part-time al Sud sono involontari, contro il 49,4% nel resto del Paese.